Il dibattito sul Decreto Dignità ha riacceso i fari sulla somministrazione di lavoro, a poco più di venti anni dalla sua introduzione. Cosa ne pensa?
Credo che, per quanto diffusa, sia una tipologia contrattuale ancora poco conosciuta, soprattutto sotto il profilo delle tutele che vengono garantite ai lavoratori somministrati, talvolta maggiori di quelle dei lavoratori diretti: basti pensare alla formazione, alla riqualificazione tra una missione e l’altra, all’accompagnamento al lavoro.
La somministrazione però è rientrata nel dibattito politico come emblema di precariato. Come associazione di agenzie non temete questa lettura?
Non è più accettabile disprezzare lo strumento che in questi vent’anni ha tutelato maggiormente i lavoratori dipendenti. Le prime bozze del Decreto ci hanno molto preoccupato. Come associazione dobbiamo prendere atto della necessità di svolgere un ruolo non solo propositivo con l’attuale governo ma anche divulgativo rispetto a questo tipo di contratto. La somministrazione non può qualificarsi come precariato: ha tutte le tutele previste dai contratti collettivi ed è gestita per il tramite di un’agenzia autorizzata dal Ministero del Lavoro.
Torniamo al Decreto Dignità. Alcune associazioni datoriali hanno usato toni molto duri paventando la perdita di migliaia di posti di lavoro…
Il mercato del lavoro attuale richiede flessibilità e qualsiasi intervento che introduca paletti e vincoli burocratici eccessivi avrà impatti negativi sull’occupazione. Inoltre, l’assenza di un regime transitorio, provocherà il blocco delle assunzioni da un lato e un’impennata del turnover dall’altro.
Quali sono gli aspetti di maggiore criticità?
Il ritorno alle causali e l’aumento del costo dei contratti a tempo determinato. Equiparare la disciplina del tempo determinato ai contratti di somministrazione rischia di creare delle difficoltà applicative.
Chiederete modifiche al Parlamento in sede di conversione?
Tutti i testi sono perfettibili. Ci auguriamo che il confronto parlamentare possa migliorare quegli aspetti che rischiano di irrigidire il mercato del lavoro. Da parte nostra siamo pronti a dare un contributo costruttivo.
Le agenzie per il lavoro si sono ritagliate uno spazio anche nell’erogazione di servizi d’inserimento lavorativo. Ma anche su questo fronte sembrano emergere difficoltà…
Le agenzie sono naturalmente orientate ai servizi per il lavoro: le persone vengono riqualificate tra una missione e l’altra o accompagnate in un percorso di inserimento per un nuovo impiego. Ci siamo sempre più specializzati su questo fronte. Tornare indietro, estrometterci dalle politiche attive del lavoro, rappresenterebbe un danno per i cittadini e per l’occupazione.